Docente di cinema all’Università di Macerata, ha ricevuto il riconoscimento per il volume dedicato “Pagine girate. Nuovo cinema Pirandello”

Premiato all’Efebo d’oro Film Festival 2024 di Palermo Anton Giulio Mancino: il docente di cinema dell’Università di Macerata, critico cinematografico e saggista, ha vinto il premio “Nicolò Lombardo” per il miglior saggio sul cinema con il volume “Pagine girate. Nuovo cinema Pirandello“, con il trattamento inedito de “La balìa” di Marco Bellocchio in appendice. Il prestigioso riconoscimento, nato nel 1983 e organizzato dal Centro di Ricerca per la Narrativa e il Cinema, è stato assegnato in passato anche a Bernardo Bertolucci, Lina Wertmuller, Giuseppe Tornatore, Carlo Lizzani e Gianni Amelio.

Adattare o piuttosto “disadattare” Pirandello? Su questa seconda possibilità si orienta questo libro sin dal titolo, “Pagine girate”, nel doppio senso di “voltare pagina” e “girare” ex novo con la macchina da presa le celebri “pagine” narrative e sceniche pirandelliane. Per oltre un secolo, infatti, la galassia dell’audiovisivo è incorsa nel fraintendimento della fedeltà all’originale che il concetto di “adattamento” alimenta, a differenza del “disadattamento”, che invece rende coerenti e sostenibili le esigenze specifiche del mezzo filmico. Occorreva perciò uno sguardo capovolto, d’opposizione, per restituire ai film la parte che spetta loro nell’affrontare l’autorità e i testi di Pirandello. Il sottotitolo, “Nuovo cinema Pirandello”, rimarca la necessità di una svolta innovativa per studiare e restituire diritti d’autore supplementari a registi e attori, sceneggiatori e produttori che, sul grande e sul piccolo schermo, hanno assecondato il perpetuo “sentimento cinematografico del contrario”, introdotto da Pirandello stesso, quando ha provato a disadattare da solo la sua narrativa e il suo teatro. La seduta spiritica cui partecipa Mattia Pascal è perciò il segno inconfondibile che la fitta filmografia pirandelliana, quasi evocando il fantasma di Pirandello, ha ereditato e rilanciato in un presente inconoscibile e fitto di terreni misteri.