Oltre i grandi nomi dell’arte italiana esiste un patrimonio nascosto che racconta la storia e l’identità dei territori. Le ricerche della professoressa Francesca Coltrinari, riportano alla luce la storia dimenticata della famiglia Ciccolini.

Quando pensiamo all’arte italiana, pensiamo subito ai grandi nomi: Leonardo, Michelangelo, Raffaello. Eppure, al di fuori dei percorsi turistici più battuti e delle città canoniche dell’arte esiste un patrimonio altrettanto ricco ma molto meno conosciuto. Un patrimonio che vive nelle aree interne, nei palazzi, nelle chiese e nei paesaggi urbani delle province. È qui che l’arte si radica nei contesti locali e diventa strumento di identità culturale, di cittadinanza, di appartenenza.

La prof.ssa Coltrinari ai microfoni del Social@b

È in questo spazio meno illuminato dai riflettori che si colloca il lavoro di Francesca Coltrinari, storica dell’arte moderna e docente dell’Università di Macerata, che da anni si dedica allo studio degli “artisti minori” e al patrimonio artistico delle Marche. Un impegno che ha come obiettivo non solo la ricerca accademica, ma anche la valorizzazione e la restituzione di questi beni alla comunità, nel solco di un’etica della conoscenza e della memoria storica.

Uno dei casi emblematici di questo approccio è la famiglia Ciccolini di Macerata, protagonista di una storia affascinante che intreccia arte, cultura, politica e vita cittadina dal Quattrocento in avanti. La famiglia, di origine nobiliare e proprietaria terriera, ha lasciato una traccia concreta e importante nel centro storico della città attraverso il Palazzo Ciccolini, oggi in parte sede degli uffici dell’Ateneo.

Lo studio

Il palazzo, affacciato tra Piazza Oberdan e via XX Settembre, non è oggi accessibile al pubblico a causa dei lavori di restauro post-sisma e dell’attuale destinazione amministrativa. Tuttavia, conserva al suo interno un ciclo decorativo di straordinaria qualità, che affonda le radici nella Roma del primo Cinquecento. I soffitti lignei, le grottesche, gli stemmi araldici, i fregi con episodi storici (tra cui Scipione l’Africano, modello di virtù) testimoniano l’ambizione culturale dei Ciccolini di inserirsi nel solco della grande tradizione romana, pur rimanendo ben radicati nel contesto maceratese.

La professoressa Coltrinari ha condotto uno studio pluriennale sul palazzo e sulla famiglia, insieme al professor Giuseppe Capriotti, cercando di attribuire le opere presenti, identificare gli artisti coinvolti e ricostruire il senso ideologico di questo progetto decorativo. Un lavoro che dimostra quanto le realtà provinciali non siano affatto marginali o di serie B, ma abbiano una loro precisa identità, qualità e complessità, spesso ignorate o sottovalutate.

I luoghi

Oltre al palazzo, i Ciccolini hanno lasciato in eredità una ricca collezione di beni culturali, tra cui una biblioteca e un patrimonio archivistico di grande valore, oggi diviso tra la Biblioteca Mozzi Borgetti, il Museo Bonaccorsi e altri luoghi della città. Tra i documenti più preziosi spicca la più antica pergamena di laurea conservata a Macerata, datata 1556. Anche qui, la dispersione dei materiali e la mancanza di un racconto unitario rendono difficile la piena valorizzazione di questo patrimonio. Ed è proprio qui che entra in gioco il ruolo dell’Università.

«L’Ateneo di Macerata, in quanto istituzione profondamente radicata nel territorio marchigiano, può e deve essere protagonista di un’azione culturale che riunisca, valorizzi e racconti la storia dei Ciccolini», sottolinea Coltrinari. «Un possibile progetto futuro potrebbe essere la creazione di un percorso museale all’interno del palazzo stesso, che lo apra finalmente alla cittadinanza e ai visitatori, diventando il punto di partenza di un itinerario più ampio alla scoperta dell’arte nascosta di Macerata e del suo territorio.»

In un tempo in cui il turismo culturale tende a concentrarsi nei luoghi già noti e affollati, queste “piccole patrie” possono offrire un’esperienza più autentica e profonda, capace di mettere in dialogo il passato e il presente, l’identità locale e la bellezza universale dell’arte. Perché, come ci ricorda la stessa Coltrinari, la storia dell’arte non è solo una disciplina accademica, ma un modo per abitare consapevolmente il proprio spazio, per conoscere la propria storia e sentirsi parte di una comunità.

Palazzo Ciccolini Macerata - volta ingresso