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Analizzato l’impatto dell’inquinamento sugli accessi al pronto soccorso prima, durante e dopo la pandemia.

La pandemia di COVID-19 ha offerto numerosi spunti di riflessione in vari ambiti, da quello politico a quello sociale, da quello scolastico a quello lavorativo. Alcune delle risposte a quei tragici eventi sono entrate nella nostra quotidianità, come il lavoro da casa, mentre altre lezioni apprese durante quel periodo rischiano di essere dimenticate, come l’importanza di un sistema sanitario nazionale forte e di un’organizzazione in grado di rispondere in maniera coordinata e repentina a particolari eventi.

Tra coloro che hanno cercato di trarre insegnamenti utili da quei mesi difficili ci sono Andrea Bucci, ricercatore dell’Università di Macerata, i dottori Luca Santi (Policlinico di Sant’Orsola di Bologna) e Francesco Sanmarchi, dottorando del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna, e il professore Davide Golinelli (Università degli Studi Link di Roma). La loro ricerca ha esaminato la relazione tra inquinamento atmosferico e accessi al pronto soccorso per malattie cardiovascolari e respiratorie in relazione alle diverse fasi della pandemia.

Lo studio

I dati presi in esame sono quelli del livello giornaliero di PM10 dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2021 nell’area di Bologna. Il PM10 ­- polveri sottili presenti nell’aria – può contribuire all’aggravamento di malattie respiratorie come asma e polmoniti e, in caso di elevati livelli di esposizione, sono stati individuati collegamenti con un aumento della mortalità e di ricoveri per malattie cardiovascolari.

I risultati della ricerca hanno confermato che alti livelli di PM10 aggravano le malattie respiratorie, evidenziando una differenza tra il periodo pre-pandemia, quello della pandemia e quello successivo. Prima dell’impatto del COVID-19, era ravvisabile un collegamento tra i picchi di inquinamento e un aumento degli ingressi in pronto soccorso per malattie respiratorie correlate.

Durante la pandemia, questa relazione è diventata meno evidente, in parte a causa del contesto e del timore di accedere agli ospedali. Nel post-pandemia, la relazione tra inquinamento e accessi al pronto soccorso per sintomi dell’apparato respiratorio è diventata ancora più significativa rispetto al periodo 2018-2019.

I livelli di PM10 e gli accessi al pronto soccorso da gennaio 2018 a dicembre 2021 a Bologna.
Fonte: Evaluating the nonlinear association between PM10 and emergency department visits

Anche se non è possibile stabilire un nesso causa-effetto tra i livelli di inquinamento da PM10 e gli accessi in pronto soccorso – sarebbe necessario uno studio che vada a seguire costantemente nel tempo un campione di pazienti e ne analizzi lo stato di salute in relazione ai cambiamenti nell’esposizione a queste particelle -, l’aver individuato una relazione tra i due fenomeni è un importante passo in avanti della letteratura scientifica. I risultati dello studio possono rivelarsi molto utili per i decisori politici nell’ottica di mitigare gli effetti negativi legati all’inquinamento atmosferico sulla salute delle persone e, in particolare, sulle categorie più vulnerabili, come bambini, anziani o individui in particolare condizioni mediche come quelle generate dalla pandemia.

Implicazioni pratiche

Grazie a questi dati e al complesso modello che è stato utilizzato per analizzarli, è anche possibile prevedere, in corrispondenza di giornate con picchi di inquinamento, un aumento degli accessi al pronto soccorso nelle giornate successive.

Ciò permette una migliore pianificazione della gestione delle risorse ospedaliere, che possono essere ottimizzate per rispondere in modo più efficace e puntuale a questa criticità. Le evidenze riportate dallo studio sottolineano l’importanza di affrontare il problema dell’inquinamento sia dal punto di vista ambientale che in un’ottica di sanità pubblica e prevenzione delle malattie.

Ad esempio, la decisione presa proprio da Bologna di introdurre il limite di velocità a 30 km/h in gran parte della città è una misura che può rispondere all’esigenza di diminuire i livelli di inquinamento e, dunque, contribuire in tal senso alla salute collettiva. Individuare nuove strategie da suggerire al mondo della politica e della sanità può risultare di grande importanza per affrontare la quotidianità e future crisi globali, come quella vissuta durante la pandemia.

Futuri sviluppi

Prospettive future di sviluppo di questo studio sono relative all’estensione sia temporale che spaziale della ricerca, includendo un periodo di raccolta dati più lungo e coinvolgendo più Comuni, e all’introduzione di altri inquinanti atmosferici che potrebbero impattare sulla nostra salute.