Pubblicato il primo manuale per la formazione e la ricerca nel settore dei beni culturali.
Nel cuore dell’Università di Macerata, in un laboratorio di idee che da anni coniuga sapere teorico e pratica gestionale, è nato un manuale che rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per chi studia, progetta o lavora nel mondo della cultura. Si intitola Economia e gestione dei beni culturali e dei musei (McGraw-Hill) ed è il frutto di un lungo percorso di ricerca condotto dalle professoresse Mara Cerquetti e Marta Maria Montella, protagoniste di un’impresa editoriale tanto ambiziosa quanto necessaria.

Dopo oltre quindici anni di studio, insegnamento e riflessione condivisa, ha visto la luce Economia e gestione dei beni culturali e dei musei. Più che un semplice testo di supporto alla didattica, il volume curato da Cerquetti e Montella rappresenta una vera operazione culturale: sistematizza e riorganizza un sapere accumulato e aggiornato a partire dal 2008, rispondendo a un bisogno non ancora soddisfatto nel panorama italiano.
“Questo manuale nasce da un lavoro di rifocalizzazione e sistemazione di materiali che, pur essendo già parte integrante dell’attività didattica, non avevano ancora trovato una forma organica e strutturata. Colma una lacuna importante: mancava un manuale capace di fornire agli studenti uno strumento di studio coerente, completo e pensato per accompagnare un percorso di formazione e ricerca nel settore dei beni culturali”, spiega Cerquetti.
Un’eredità intellettuale che guarda avanti
Il volume si pone in continuità con il Dizionario metodico essenziale di Economia e gestione dell’eredità culturale curato da Massimo Montella, imprescindibile per chi si occupa di economia della cultura in Italia. Ma la continuità non significa mera riproposizione.
“Condividiamo la stessa visione di fondo del dizionario, ma il nostro manuale adotta una struttura diversa, non più per voci ma per capitoli tematici. Questo ci ha permesso di approfondire alcuni nodi concettuali e gestionali con l’approccio tipico della manualistica, pur mantenendo uno sguardo analitico e critico”.
Una trasformazione che riflette anche un’evoluzione nella disciplina: dall’elaborazione teorica alla costruzione di strumenti utili per chi, domani, sarà chiamato a gestire il patrimonio culturale come risorsa strategica, non solo identitaria.
Cultura e impresa: una prospettiva oggi imprescindibile
Il taglio scelto è chiaramente manageriale, ovvero centrato sull’applicazione dei principi dell’economia e della gestione d’impresa al mondo dei musei e dei beni culturali. Una scelta non scontata, soprattutto nel contesto italiano, ma sempre più urgente.
“Comprendere le dinamiche economiche e organizzative che riguardano il patrimonio culturale è essenziale per poter agire consapevolmente su di esso. Solo con strumenti adeguati possiamo affrontare le sfide della valorizzazione, dell’efficienza e della sostenibilità delle istituzioni culturali”.
Non si tratta, tuttavia, di ridurre la cultura a una questione di conti: l’approccio manageriale qui si fa strumento per sostenere una visione più ampia, in cui i musei sono imprese culturali capaci di incidere concretamente sullo sviluppo locale.

Cultura come leva di sviluppo territoriale
Uno degli assunti centrali del manuale è che la corretta gestione dei beni culturali non solo può, ma deve avere un impatto sul territorio.
“Parliamo di un contributo su più livelli: economico, in termini di occupazione e creazione di valore per il territorio; socio-culturale, per la crescita dei cittadini e delle comunità; e anche ambientale, perché tutelare il paesaggio significa proteggere risorse naturali e culturali insieme”.
In questo senso, il patrimonio culturale non è un bene “da conservare”, ma una leva di sviluppo e coesione sociale, a patto che venga gestito con visione, competenze e strumenti adeguati.
Ricerca come metodo e pratica formativa
Il manuale si chiude con una sezione dedicata a temi e casi studio di grande attualità: dall’evoluzione del sistema culturale e creativo alla relazione tra cultura e competitività territoriale. Ma più che una semplice appendice applicativa, questi capitoli rappresentano una vera officina metodologica.
“Ogni capitolo è concepito come un’occasione di ricerca. Non solo forniamo contenuti, ma cerchiamo di trasmettere agli studenti un modo di fare ricerca sui beni culturali, partendo da problemi concreti e prospettive interdisciplinari”.
In un tempo in cui il sapere rischia di frammentarsi in tecnicismi sterili, Economia e gestione dei beni culturali e dei musei si propone come uno strumento per ricomporre il senso: un ponte tra teoria e pratica, tra accademia e territorio, tra cultura e impresa. Con l’ambizione – non da poco – di formare nuove generazioni capaci non solo di “gestire” il patrimonio culturale, ma di prendersene cura, facendone una risorsa viva per il futuro.
Immagine di copertina generata con AI