Ventotto ricerche in mostra tra dottorandi e assegnisti: un caleidoscopio di idee che attraversa pedagogia, patrimonio culturale e inclusione sociale
L’atrio del Dipartimento di Scienze della Formazione dei Beni Culturali e del Turismo dell’Università di Macerata si è trasformato in una galleria scientifica dove il futuro della ricerca ha preso forma attraverso testi, grafici e sintesi visive. La III edizione della Poster Session ha visto la partecipazione di ventotto ricercatori tra assegnisti di ricerca, dottorandi e, novità di quest’anno, anche post-doc, ricercatori che hanno ottenuto finanziamenti nazionali o europei, e dottorandi del nuovo ciclo, per consentire loro di entrare da subito all’interno della comunità accademica dell’Ateneo. Un’iniziativa che conferma la volontà di valorizzare il lavoro dei giovani studiosi, offrendo loro più che una vetrina, uno spazio di confronto e contaminazione disciplinare.
Uno strumento per pensare e comunicare la ricerca
Questo formato, molto diffuso all’estero e particolarmente efficace nelle scienze umane, stimola competenze strategiche che vanno ben oltre la mera presentazione dei risultati. Come ha illustrato Anna Ascenzi, coordinatrice dei dottorati in Formazione, patrimonio culturale e territori e Educazione e inclusione per il patrimonio culturale e il turismo, l’occasione permette di sviluppare capacità e competenze di sintesi, di design per concettualizzare e rappresentare il proprio progetto di ricerca nelle sue fasi, di comunicazione e public speaking. “Tradurre mesi o anni di ricerca in uno spazio limitato come quello del Poster e in una breve esposizione è sia una sfida che un’opportunità d’oro per rendere accessibile il proprio lavoro, e per incontrare quello degli altri”.

Non meno importante, infatti, è la capacità di fare rete con colleghi di altre aree disciplinari, favorendo quella che Ascenzi ha definito“capacità di decentramento”, ossia la possibilità di accogliere altre prospettive sul proprio lavoro, attraverso il confronto con gli altri, accedendo così ad angolazioni inaspettate. Il nuovo direttore della Scuola di Dottorato, Ermanno Calzolaio, ha sottolineato proprio questo aspetto: “Il percorso di dottorato porta a isolarsi. Occasioni come queste sono preziose per allargare lo sguardo, contaminarsi l’un l’altro”.
I grandi filoni tematici: dalla pedagogia al patrimonio culturale
I ventotto poster esposti hanno restituito un affresco ricco e articolato delle linee di ricerca che attraversano il Dipartimento di Scienze della formazione, dei beni culturali e del turismo, confermando la vocazione interdisciplinare dell’Ateneo. Un primo grande filone riguarda il patrimonio culturale e la sua valorizzazione. Tra le ricerche presentate dagli assegnisti spiccano studi su collezioni museali storiche e ricerche sul patrimonio artistico del territorio, come ad esempio l’inedita analisi su una pala d’altare di Carlo Crivelli. Non sono mancate riflessioni sul patrimonio culturale “controverso” e approcci innovativi come la ricerca “arts-based”, che utilizza metodologie artistiche per indagare fenomeni sociali e culturali.
Un secondo nucleo tematico, particolarmente rilevante, è quello dell’inclusione e delle disuguaglianze sociali. Diverse ricerche hanno esplorato la questione di genere in ambito accademico, l’insegnamento e l’attivismo nei movimenti anti-autoritari e femministi, e la pedagogia del femminile. Altri studi si sono concentrati su maternità e disabilità, sulla qualità della vita dei giovani adulti nello spettro autistico, o sul welfare legato alla cura informale, con particolare attenzione alla figura dei caregiver.

L’arte come strumento di emancipazione sociale ha rappresentato un terzo asse portante delle ricerche presentate. Alcuni dottorandi hanno mostrato come le attività artistiche possano essere impiegate nel contrasto alle disuguaglianze e nell’educazione di bambini e ragazzi con difficoltà di apprendimento, sviluppando metodologie didattiche innovative capaci di semplificare contenuti complessi attraverso linguaggi espressivi alternativi. Non sono mancati studi sull’accessibilità e l’inclusività delle strutture ricettive del territorio maceratese, che coniugano attenzione sociale e sviluppo turistico sostenibile, e studi sui sistemi di welfare territoriale.
Una comunità che cresce attraverso il dialogo
L’aspetto forse più significativo della Poster Session è il suo contributo alla costruzione di una comunità scientifica coesa e dinamica. Giuseppe Capriotti, delegato alla ricerca del Dipartimento, ha raccontato come “uno dei problemi quando sono diventato delegato era fare la ricognizione della ricerca: per i dottorandi abbiamo la Scuola, ma per gli assegnisti e i post-doc non avevamo contezza di cosa si stesse facendo. Questa è un’occasione per guardarci in faccia e fare un grande passo avanti per la costruzione di una comunità scientifica più coesa”. Comunità dove “i post-doc possono essere modello per i dottorandi”, continua Capriotti, “in un modello di educazione tra quasi pari”, che facilita quindi la trasmissione di competenze e buone pratiche in un clima di reciproco apprendimento.
“Il triennio del dottorato e gli anni degli assegni di ricerca”, afferma Simone Betti, direttore del Dipartimento, “sono caratterizzati da una libertà enorme rispetto alla componente burocratica che si incontra dopo”, e rivolto ai ricercatori: “Godetevi questi anni. È un momento bello per mettere a fuoco le idee e orientarvi. Non preoccupatevi se sbagliate, perché il problema non è sbagliare, ma non avere dei riferimenti quando vi rialzate”.
L’esposizione dei poster nell’atrio del Polo Bertelli, accessibile a chiunque transiti negli spazi universitari, ha una valenza simbolica importante: è un gesto semplice ma potente quello di rendere pubblico e condivisibile il lavoro di ricerca; trasformare l’università in uno spazio dove la conoscenza in fieri diventa patrimonio collettivo, testimoniando l’impegno nel far dialogare ricerca, formazione e territorio.