La storia del paesaggio marchigiano attraverso fonti giuridiche e gromatiche antiche e la documentazione epigrafica.

Se le attitudini espansionistiche degli antichi romani sono conosciute persino dai meno attenti alle lezioni di storia, un aspetto meno noto è la conseguente esigenza tecnico-politica di riorganizzare i territori acquisisti, pianificandone diritti e utilizzo.

Nelle Marche centro-meridionali ciò è avvenuto secondo forme di sfruttamento diverse. La principale consisteva nell’appoderare un territorio destinato ad una seconda e ulteriore parcellizzazione a favore dei cittadini romani. Nella zona del piceno, questa forma di sfruttamento del terreno è visibile a partire dal III secolo a.C. attraverso la colonizzazione latina.

Da fonti diverse tra loro, come la narrazione di Diana e di Velleio Patercolo, e dagli scritti di agrimensura, risulta verosimile che Firmum Picenum, in età triumvirale, fosse stata elevata a colonia per ospitare i veterani. Sono soprattutto questi ultimi documenti, dallo spiccato carattere tecnico, il cui nucleo originario risale al I sec a.C., a chiamarla Pars Piceni, a dispetto di altre in cui è indicata come Provincia Piceni.

PicMarc è stato un progetto in cui si è proceduto a catalogare, esaminare e interpretare le fonti gromatiche attraverso quelle giurisprudenziali, incrociandone i risultati con i dati noti provenienti dalle ricerche archeologiche susseguitesi negli anni.

Esiste un nesso, una continuità, tra mondo antico e mondo moderno, tra l’epoca romana e l’oggi: i testi gromatici lo dimostrano.

Le fonti gromatiche sono testi antichi riguardanti la misurazione e la divisione dei terreni nell’antica Roma. Il termine “gromatico” deriva dalla “groma”, uno strumento utilizzato dai geometri romani (gromatici) per tracciare linee rette e angoli durante le operazioni di misurazione e delimitazione del suolo.

Sono documenti, ad opera degli antichi tecnici romani, che trattano una materia complessa, riflessa nel linguaggio utilizzato, una vera e propria raccolta di tecniche di misurazione, delimitazione dei confini, realizzazione di mappe e norme. Si tratta di fonti da cui emergono le funzioni pratiche rivolte alla gestione di terre pubbliche e private, ma anche delle subseciva, ovvero quelle porzioni estranee alla centuriazione. I testi gromatici raccontano il funzionamento delle varie fasi di gestione della presenza romana, dall’appoderamento delle terre all’assegnazione delle stesse ai coloni. E lo fanno in modo compilatorio, sono accorpamenti di testi la cui composizione deriva da un’operazione selettiva continua, funzionale e dipendente dalla prospettiva assunta da chi definisce i criteri con cui redigerli. 

La chiave per affrontare un periodo così ampio, dalla metà del terzo secolo a.C. all’Alto Medioevo, e per studiare il territorio come paesaggio, è stata l’interdisciplinarietà. Due entità, due concetti che prima di PicMarc venivano considerati separatamente. Territorio e paesaggio, distinti e ben determinati all’interno di campi di studio differenti: il primo di stretta pertinenza giuridica per conoscerne l’amministrazione e le regole mentre il secondo è oggetto di interesse degli archeologi. La conformazione eterogenea del gruppo di ricerca PicMarc ha fatto sì che fossero riuniti nell’attività congiunta di archeologi, topografi, storici e giuristi, scelta funzionale all’indagare fonti il cui apporto, altrimenti, avrebbero continuato ad essere sconosciuto.

Un progetto innovativo nel metodo e cofinanziato dalla Regione a cui hanno sinergicamente lavorato archeologi, storici, topografi e giuristi, per ricostruire una storia dell’amministrazione delle Marche centro-meridionali, dal PICeno alla MARCa, acquisendo informazioni da fonti fino ad ora escluse da questo tipo di ricerca. Un’intuizione che ha gettato nuova luce sulla storia di questo territorio.

Se ne è parlato all’interno del convegno di studi organizzato dal professore di diritto romano Pierangelo Buongiorno, dal titolo Paesaggio e amministrazione delle Marche centro-meridionali dall’antichità al medioevo, che si è tenuto presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Macerata. Moltissimi i relatori, fra i quali l’Accademico dei Lincei Luigi Capogrossi Colognesi. E poi i co-organizzatori dell’iniziativa, A.R.G., A.L.d.P. e G.M. che assieme al docente dell’UniMC Pierangelo Buongiorno sono i fautori di questo primo contributo alla storia del paesaggio marchigiano che, utilizzando fonti giuridiche e gromatiche antiche, oltre alla documentazione epigrafica, ha portato alla luce aspetti finora ignoti.

La storia non è semplicemente lo studio del passato. È spiegazione del presente.