Un lavoro di ricerca lungo due anni, una sinergia viva tra università, scuola e territorio, e un obiettivo condiviso: restituire alla comunità un patrimonio librario di inestimabile valore storico ed educativo. È da questo intreccio di competenze, passione e visione che nasce il volume Il Fondo storico della Biblioteca del Convitto “Giacomo Leopardi” di Macerata, firmato dalle professoresse Anna Ascenzi ed Elisabetta Patrizi dell’Università di Macerata, presentato al Museo della Scuola Paolo e Ornella Ricca lo scorso 10 ottobre.

Alla presentazione del volume, curato e pubblicato dalla Casa Editrice dell’Università di Macerata EUM, ha fatto seguito l’inaugurazione di una mostra tematica curata dagli studenti e dalle studentesse dell’Ateneo e presentata dalle ragazze e dai ragazzi della classe 2C del Convitto “Leopardi”, a testimonianza di un autentico scambio generazionale: un dialogo tra chi custodisce la memoria e chi la riscopre con occhi nuovi.

Un patrimonio da “disvelare”

Come ha ricordato nel suo intervento il rettore di UniMc John McCourt, il verbo disvelare racchiude il senso più profondo di questo progetto: “togliere il velo” per scoprire, condividere, restituire alla collettività un bene che non appartiene solo all’accademia, ma all’intera comunità.
Il volume, frutto di un paziente lavoro di ricerca e catalogazione, documenta oltre duemila opere appartenenti al Fondo storico della biblioteca del Convitto, offrendo un catalogo completo e scientificamente strutturato, ma anche un racconto umano e culturale di grande valore.

Simone Betti, direttore del Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo di UniMc, ha definito l’iniziativa “un esempio di orgoglio, fermento e competenza”, capace di coniugare rigore accademico e passione civile.
Antonella Cagnolati, dell’Università di Ferrara, ha ricordato come la ricerca si costruisca “con difficoltà ed estrema dedizione, come un mosaico da comporre con pazienza”, sottolineando il valore metodologico e l’originalità di un lavoro che si inserisce pienamente nell’ambito della public history of education, dove la storia incontra la vita della comunità.

Il dialogo tra passato e futuro

La cerimonia si è aperta con i saluti del rettore dell’Università di Macerata, che ha rivolto un pensiero ai giovani presenti:

«Siete voi i veri protagonisti del futuro. La conoscenza che oggi riscoprite è un ponte che vi unisce a chi vi ha preceduto».

Un ponte, appunto, che l’Ateneo maceratese continua a costruire tra scuola, università e territorio, attraverso progetti di valorizzazione del patrimonio e di collaborazione interistituzionale.

La rettrice del Convitto Leopardi, Alessandra Gattari, ha evidenziato come «questa realtà scolastica, dal valore storico inestimabile, rappresenti un patrimonio salvato, salvaguardato e ora valorizzato grazie alla sinergia con l’università».
La vicerettrice Moira Marconi ha aggiunto che «questo volume non è solo un omaggio al passato, ma un invito a conoscere, custodire e valorizzare un patrimonio che è parte del tessuto sociale di Macerata. Senza memoria non c’è identità, e senza identità non c’è futuro».

Nel suo intervento, l’assessore Katiuscia Cassetta, in rappresentanza del Comune di Macerata che ha patrocinato l’iniziativa, ha posto l’accento sul valore educativo e civico delle biblioteche scolastiche: “Luoghi di conoscenza e di comunità, dove lo scambio generazionale diventa esperienza viva”.

La mostra: il libro come luogo di memoria

La mostra, intitolata Un patrimonio librario da disvelare, si articola in quattro sezioni che accompagnano il visitatore attraverso la storia del Convitto e della sua biblioteca.
“La storia” ricostruisce le origini e le fasi evolutive del fondo; “Gli autori e le opere” esplora i testi più rappresentativi, tra letteratura per l’infanzia e opere storiche; “Le dediche e le donazioni” restituisce la dimensione più intima del libro come oggetto di affetto e di memoria; infine, “I lettori” permette di incontrare, tra le pagine, i convittori di ieri, le loro glosse e le tracce della loro vita quotidiana.

Come ha sottolineato Fabio Targhetta, direttore del MUDESC, «questa ricerca ci restituisce una fotografia del passato che siamo in grado di leggere con gli occhi di oggi. È un esempio virtuoso di esposizione didattica e di rapporto autentico con il territorio».
Un percorso che si è trasformato, grazie al contributo degli studenti e delle studentesse, in un’esperienza di didattica attiva, dove la conoscenza si fa dialogo e la memoria si rinnova nel presente.

Memoria condivisa e comunità educante

Il progetto dedicato al Fondo storico della Biblioteca del Convitto “Giacomo Leopardi” dimostra come la ricerca universitaria possa tradursi in azione culturale e civica, favorendo la consapevolezza storica e la coesione sociale.
In questo senso, il volume e la mostra rappresentano non solo un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza per nuove ricerche e nuove forme di collaborazione tra scuola, università e comunità locale.

Come ha concluso Ascenzi, «questo lavoro è un atto di restituzione: il sapere che nasce dall’università torna al territorio e, attraverso le nuove generazioni, trova nuova vita».

Da sinistra: la Prof.ssa Elisabetta Patrizi e la Prof.ssa Anna Ascenzi.