L’iniziativa annuale targata Università di Macerata per abbattere i pregiudizi e comprendere meglio la realtà penitenziaria.

Le carceri si trovano spesso al centro delle cronache per questioni legate al sovraffollamento, all’alto tasso di suicidi, alle rivolte e alle inadeguate condizioni igienico-sanitarie. La tutela dei diritti dei detenuti, il rispetto della loro dignità e l’impegno per la loro rieducazione è sia un dovere costituzionale sia una questione di interesse collettivo, considerando il loro futuro reinserimento nella società una volta scontata la pena. Come insegnano grandi pensatori del passato, il grado di civiltà di un Paese può essere misurato osservando la condizione delle sue carceri.

L’Università di Macerata, tramite la professoressa Lina Caraceni, docente di Diritto Processuale Penale e di Diritto Penitenziario, ha quindi scelto da anni di attivarsi per avvicinare le proprie studentesse e i propri studenti alla realtà del sistema penitenziario, portandoli all’interno delle carceri. Il progetto, ideato come completamento del percorso di studio, si basa sulla convinzione che futuri magistrati, avvocati, funzionari giuridici-pedagogici, direttori o operatori del penitenziario debbano comprendere l’impatto effettivo delle leggi, vedere con i propri occhi come si traducono nella pratica i principi teorici studiati a lezione e toccare con mano la distanza talvolta presente tra ciò che è scritto nelle leggi e ciò che si sperimenta all’interno delle carceri.

«Non basta conoscere le regole – ha dichiarato la professoressa Caraceni durante l’intervista a SociaL@b – ma bisogna vedere come queste regole possono giungere agli obiettivi che attraverso di esse intendiamo raggiungere e quindi è davvero un momento importante di verifica della comprensione che hanno avuto dei principi teorici, delle regole teoriche che abbiamo studiato in aula.»

Nel mese di giugno una delegazione del Dipartimento di Giurisprudenza ha avuto accesso alla Casa circondariale di Terni. La giornata è stata un’occasione per conoscere le sezioni dell’istituto, visitare alcuni degli spazi interni del penitenziario e confrontarsi con gli operatori che vi lavorano. Infine, le studentesse e gli studenti hanno potuto dialogare con quattro persone recluse, quattro detenuti che stanno frequentando corsi di studio universitari.

Ad accompagnare le iscritte e gli iscritti dei corsi di laurea di Giurisprudenza e Scienze per i Servizi Giuridici, oltre alla professoressa Caraceni, erano presenti Andrea Tassi, ricercatore in Diritto Processuale Penale, e docenti di discipline non strettamente legate all’ambito carcerario, come Tiziana Montecchiari, docente di Diritto dei Minori e della Famiglia e Paola Nicolini e Veronica Guardabassi, rispettivamente docente e ricercatrice in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione. Un approccio multidisciplinare risulta fondamentale per indagare in modo completo a approfondito il complesso tema delle carceri.

Le studentesse e gli studenti che hanno preso parte alla visita hanno testimoniato di aver rimesso in discussione la propria idea del carcere, superando alcuni degli stereotipi e dei pregiudizi collegati a questo mondo che influenzano non solo l’opinione pubblica ma anche chi è chiamato a legiferare in materia penitenziaria.

L’impatto positivo di questa iniziativa non si limita alla comunità studentesca. Gli stessi detenuti ne traggono beneficio, avendo la possibilità di entrare in contatto con il mondo esterno, un passo importantissimo nel loro percorso rieducativo e di reinserimento nella società.

In questa ottica, nel 2025, anno in cui ricorrerà il cinquantesimo anniversario dell’ordinamento penitenziario, l’Università di Macerata sarà impegnata in diverse iniziative per sensibilizzare la comunità, non solo studentesca, e avvicinarla alla tematica delle carceri.