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Anche se la pensione sembra lontana, è importante fare attenzione ai propri contributi fin dal primo giorno di lavoro, per non ritrovarsi in futuro con dolorose “gatte da pelare”. Vediamo alcuni aspetti utili da tenere a mente.

“In pensione non ci andrò mai”. Se sei giovane, probabilmente, questa frase l’hai sentita o pronunciata più di una volta, parlando con un amico al terzo contratto di apprendistato, o al pranzo di Natale, di fronte allo zio che, a 56 anni, ha salutato i colleghi e adesso, il martedì pomeriggio, se ne va in piscina. Realtà come la crescita sempre maggiore di contratti precari e il calo demografico mettono in discussione non solo l’intero assetto del mercato del lavoro, ma anche il sistema di previdenza sociale per come è concepito oggi.

Filippo Olivelli

Tuttavia, è complesso determinare se il sistema pensionistico un domani sparirà, e l’unica certezza, soprattutto per chi si affaccia sul mondo del lavoro, rimane quella di conoscere come questo sistema funzioni, per esserne più consapevoli e per trarne a lungo termine i benefici maggiori.Per farlo abbiamo chiesto al prof. Filippo Olivelli, docente di diritto del lavoro dell’Università di Macerata, quattro aspetti essenziali che ogni giovane dovrebbe tenere a mente sulla propria pensione.

1. La pensione si costruisce sin dall’inizio della carriera lavorativa

A differenza del passato, quando l’importo della pensione era legato prevalentemente all’ultima retribuzione percepita, oggi il sistema di calcolo è completamente diverso. «Il trattamento pensionistico è collegato all’insieme di tutti i contributi che il lavoratore ha versato nell’intera sua vita lavorativa», spiega Olivelli. Questo significa che i primi anni di lavoro hanno un peso determinante sia per il raggiungimento dei requisiti necessari che per l’importo finale della pensione.

«È importante accumulare contributi sin da subito – continua il docente – anche se spesso molte assunzioni vengono fatte con contratti che non favoriscono la contribuzione, o molte ragazze e ragazzi non guardano a questo aspetto e preferiscono o sono costretti ad avere dei contratti a tempo determinato o stagionali, intervallati da periodi di inattività a volte voluta. Sul tema del mercato del lavoro e delle sue storture interviene il legislatore, ma io come professore debbo diffondere la consapevolezza sul tema della contribuzione».

2. Attenzione alle pause contributive

Scegliere di percepire sussidi di disoccupazione come la NASpI invece di cercare attivamente un nuovo lavoro può sembrare vantaggioso nell’immediato, ma rappresenta un rischio sul lungo periodo.

«È vero che si ottiene un sussidio a fine mese, ma non si accumulano contributi», avverte l’esperto. Le frequenti interruzioni nella carriera contributiva possono tradursi in un ritardo significativo nel raggiungimento della pensione e in un assegno ridotto.

3. Il riscatto della laurea è più conveniente se fatto presto

Uno strumento prezioso ma poco conosciuto è il riscatto degli anni di studio universitario.

«Attraverso questo istituto, il giovane paga e ricostruisce come anni contributivi gli anni di studio», chiarisce Olivelli. L’aspetto più importante è il timing. Un esempio: «Se tu riscatti gli anni di laurea a sessant’anni perché vuoi andare in pensione prima, per quegli anni paghi un importo elevato. Se invece li riscatti subito una volta laureato, a 23 – 25 anni, li paghi molto meno».

Una differenza economica sostanziale che rende questo strumento particolarmente vantaggioso se utilizzato precocemente.

4. Esistono strumenti per riunire contributi versati in gestioni diverse

Nel contesto lavorativo attuale, caratterizzato da frequenti cambi di occupazione e di settore, e quindi di contratti, con eventuali salti tra pubblico e privato, è comune ritrovarsi con contributi frammentati in diverse gestioni previdenziali, che non vengono sommati in automatico nel calcolo della pensione, come ci potrebbe apparire ad intuito.

«Per questo motivo sono utili strumenti tecnici come la totalizzazione, la ricongiunzione e il cumulo, che consentono di riunire tutti i vari periodi di contribuzione sparsi tra le varie gestioni», spiega il professore.

Conoscere queste opportunità permette di non perdere neanche un giorno di contribuzione, indipendentemente dai cambi di carriera.